Skip to main content

Il Centro Aidap di Parma collabora con alcuni giornalisti della città per interviste e pubblicazioni di articoli informativi e scientifici.
In realtà questo diventa anche occasione di riflessione e di confronto sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità.
Vorrei condividere con voi un articolo che è stato motivo di un dibattito vivace e stimolante con un redattore del quotidiano principale della mia città…
“LE BAMBINE NON SONO BAMBOLE DI CARTA”
Quante ragazze sono frustrate nel varcare la soglia di una boutique alla moda, sapendo in anticipo che difficilmente troveranno qualcosa della loro taglia? E non perché siano «grasse», una specie di insulto in quest’epoca di salutisti integralisti, ma perché da qualche tempo quando si fa shopping si ha la sensazione di essere le protagoniste disperate di un film dal titolo «Oddio mi si sono ristrette le taglie». La domanda è: Che fare? Soluzioni A) Dimagrire, B) Ingrassare per la frustrazione, C) Volare in Argentina dove hanno approvato una legge che obbliga i fabbricanti di vestiti per adolescenti a confezionare abiti in tutte le taglie, dalla 38 alla 50, specificando sempre l’equivalente in centimetri.
Chiedere agli stilisti perché si ostinano a fare taglie stitiche per le loro creazioni è inutile. Negano fino alla morte e ripetono come una cantilena: «Le taglie seguono standard internazionali». Loro negano, ma basta fare un giretto per capire. Iniziamo questo giro da Roma, da una delle catene più in voga tra le ragazzine. «Salve, cerco qualcosa per la mia bambina, ha dieci anni». La commessa, della specie standard «masticatrice di gomma», mi accompagna verso uno stand di pantaloni. Ne prendo uno in mano, cerco di allargarlo pensando che sia stretch. Non si muove di un millimetro. Esclamo «Ma questo non le entra!» Lei: «Sua figlia è grassa?» «No, è più meno come lei», indicando il suo fisico minuto, massimo una taglia 40 di altri tempi. «Allora è cicciottella, mi dispiace qui non troverà niente. Provi nel negozio per adulti». Cambio indirizzo e cambio l’età della figlia. «Cerco un pantalone per una ragazzina di 14 anni». Frugando tra le stampelle non trovo nessuna taglia oltre la 42. Chiedo «Taglia 46» La commessa sgrana gli occhi. Vorrebbe dire: «Poveretta»: Invece dice «Non abbiamo niente».
Mi aggiro ancora un po’, prendo in mano golfini e magliette taglia unica che sembrano fatti per l’armadio delle bambole.”

Dott.ssa Lorella Fornaro
Psicologa e Psicoterapeuta
Responsabile del Centro Aidap di Parma
Specialista nella cura dei Disturbi dell’Alimentazione e dell’Obesità

La foto è di Joseph Pérez on Unsplash